È la manifestazione rincuorante di un’atmosfera mutata dopo il primo turno elettorale del 15 maggio. Fino a una settimana fa il dibattito pubblico e privato s’intonava a coloriture plumbee, la visuale era di tipo catastrofico, e il riso, quando c’era, suonava amaro. Ora sembra che un incantesimo sia infranto. L’aggressione verbale, tipica della strategia comunicativa intimidatoria del berlusconismo, si è rivelata una pistola scarica. E a scoprire il bluff non sono state né le alchimie parlamentari, né le campagne giornalistiche, né le inchieste giudiziarie, bensì il fattore davvero determinante: il voto. Così il popolo del dissenso ha preso coraggio, e ora sommerge le cassandre della destra con i materiali da lancio che sono da sempre i più micidiali: l’ironia, la derisione, la satira.
«Una risata vi seppellirà» è uno degli slogan più celebri del ’68. Prendendolo alla lettera, qualche solone spiegherà che purtroppo non è vero. Invece la satira e la dissacrazione sono il sintomo e la premessa dei cambiamenti. Andare a vedere le carte, rovesciare il gioco dell’avversario, ridicolizzare le sue formule propagandistiche: può diventare una strategia. Ci riuscì la campagna elettorale pugliese di Nichi Vendola nel 2005, con i fortunati slogan di Proforma: «Diverso, Sovversivo, Pericoloso» (che tanto preoccupavano le anime timorose del centrosinistra); un metodo ripreso nel 2010, quando i sagaci comunicatori misero in rima il programma del Governatore della Puglia, che i denigratori accusavano di essere nient’altro se non «un poeta».
Non sappiamo come andrà il ballottaggio a Milano, Napoli, Trieste, Cagliari. Certo è che l’intera partita si è riaperta. Abbiamo buone ragioni per sperare; ragioni che si respirano, per così dire, nel buon umore. Persino l’arroganza del premier – che sequestra cinque canali televisivi nazionali per ammannire i soliti sproloqui contro i comunisti, gli zingari e i centri sociali – se ci indigna, non ci spaventa più. Il Padrone si toglie la maschera e gioca tutte le sue carte per la sopravvivenza. Ma questo è l’ultimo capitolo della storia. Non è detto che l’epilogo ci piacerà, ma per il momento ci stiamo provando gusto.
1 commento:
quando si inizia a sorridere di un proprio male emotivo la guarigione è molto vicina
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